Mamma, troppo smartphone blocca la relazione con il vostro bebé
Una ricerca dimostra che un uso smodato del telefonino da parte dei genitori può disturbare le primissime relazioni con il neonato. E anche la Garante per l’infanzia, Marina Terragni, lancia l'allarme
Anche Marina Terragni, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, mette in guardia dall'uso smodato dello smartphone in famiglia. Si tratta di un pericolo non solo per i bambini ma, fa notare Terragni, anche per il rapporto educativo tra bambini e genitori. «Una recente ricerca delle Università di Pavia e Bicocca di Milano insieme all’Irccs Mondino dimostra – sottolinea l’Autorità garante - che un uso eccessivo dello smartphone da parte dei genitori può disturbare notevolmente le primissime relazioni tra loro e il neonato, producendo in lui una risposta fisiologica assimilabile allo stress fisico o mentale». Un dato che emerge dall’esperienza quotidiana: «Tutti vediamo spesso giovani madri e padri spingere il passeggino senza distogliere lo sguardo dallo schermo, trascurando quell’attenzione e quella comunicazione non-verbale, occhi negli occhi con il bambino, decisive per l’evolversi della relazione e per lo sviluppo della personalità. La dipendenza dal digitale, dunque, può danneggiare i bambini anche quando a esserne colpiti sono i loro genitori». Secondo la ricerca nove italiani su 10 non lasciano passare un’ora senza controllare più volte lo smartphone e il tempo trascorso online supera in media cinque ore e mezza al giorno.
La ricerca è stata condotta osservando 38 interazioni tra altrettante donne e i loro figli a 3-4 mesi dal parto. Verifiche il cui risultato è stato tutt’altro che confortante. Il lavoro ha infatti concluso che «l'uso parentale dello smartphone, portando a frequenti interruzioni, può disturbare le prime relazioni genitore-neonato». Più nello specifico, servendosi di un innovativo approccio basato su microanalisi comportamentale e termografia a infrarossi, gli autori dello studio hanno chiesto alle partecipanti di alternare momenti di gioco libero con i bebè a brevi interruzioni digitali e non digitali. Ebbene, se da un lato entrambe le forme di distrazione hanno generato nei bambini segni di «disagio comportamentale», dall'altro solo quella di natura digitale ha innescato una risposta fisiologica riconducibile all’attivazione del sistema nervoso simpatico (che si verifica in situazioni di stress fisico o mentale). Detto in modo più semplice. I momenti in cui i piccoli si sono sentiti più trascurati sono stati proprio quelli in cui le madri apparivano totalmente assorbite da social e dintorni.
«Dai risultati della ricerca si deduce l’urgenza di una presa di coscienza da parte delle famiglie - continua l'Autorità garante - che sono e restano il nucleo educativo decisivo e insostituibile. Senza l’‘aggancio oculare’ che veicola la comunicazione pre-verbale lo sviluppo del linguaggio può essere compromesso».
«La scuola - prosegue Terragni - può certamente fare molto imponendo un tempo ‘sconnesso’ in orario di lezione; limitazioni per l’età del primo accesso ai social network possono ridurre notevolmente i danni prodotti da un contatto precoce. Ma l’imprinting della personalità si produce in famiglia fin dalle prime interazioni, e la famiglia non può deresponsabilizzarsi di fronte a una sfida decisiva per la salute fisica e mentale delle generazioni future delegando importanti compiti educativi al tempo-schermo». Conclude l'Autorità garante: «Il miglior presidio contro gli enormi danni causati da un’‘infanzia basata sul telefono’ (phone-based childhood, come la definisce Jonathan Haidt, autore del bestseller La generazione ansiosa) è una famiglia non-basata sul telefono».